Massimo Santucci presenta il suo libro al Papa
Quando il coraggio di una storia personale arriva fino a Roma
Nella foto che accompagna questo articolo vediamo un momento di grande valore simbolico: da una parte il Papa Leone XIV, dall’altra Massimo Santucci che gli presenta il suo libro, "Il coraggio da cui tutto ha inizio".
Non è solo una dedica, né una semplice consegna: è l’incontro tra una storia di sofferenza trasformata in impegno e la massima autorità spirituale della Chiesa cattolica. In quel gesto si ritrovano, insieme, il cammino personale di Massimo e l’attenzione della Chiesa verso chi ha vissuto sulla propria pelle il dramma della violenza e oggi cerca ascolto, accompagnamento e riscatto.
La storia di Massimo è, fin dall’inizio, intrecciata con la Chiesa: da bambino frequenta la scuola delle Suore di Maria Consolatrice di Marina di Massa, dove impara il valore dell’ascolto, del rispetto e della cura per gli altri. Più tardi, in Svizzera, trova ancora una volta una casa spirituale nella Missione Cattolica Italiana di Windisch, che diventa per lui un punto di riferimento umano e di fede in un momento delicato della sua vita.
Quel momento a Roma racconta meglio di qualunque parola il senso del suo lavoro: portare alla luce il tema della violenza, dare voce alle vittime, ricordare che il coraggio di cambiare è possibile. E allo stesso tempo mostra una Chiesa che sceglie di ascoltare queste storie, di accoglierle e di farsene carico, promuovendo una cultura di maggiore consapevolezza, prevenzione e vicinanza concreta a chi soffre.
"Il coraggio da cui tutto ha inizio"
"Le mie radici sono italiane, per la precisione toscane. Sono nato a Massa Carrara nel ‘69, ultimo di tre fratelli…".
Con queste parole si apre il racconto autobiografico di Massimo Santucci, che nel libro ricostruisce il proprio vissuto familiare e, in particolare, la scelta coraggiosa della madre Domenica: fuggire dalla violenza del marito e cercare una nuova vita in Svizzera insieme ai figli.
Per un bambino, quel passaggio non è stato solo uno spostamento geografico, ma un vero spartiacque esistenziale. La paura, le insicurezze, le ferite lasciate dalla violenza domestica diventano con il tempo coscienza, responsabilità, desiderio di fare la propria parte perché altre persone possano trovare una via d’uscita.
La dimensione di fede accompagna questo cammino: la formazione ricevuta da bambino con le Suore di Maria Consolatrice di Marina di Massa e, più tardi, l’esperienza della Missione Cattolica Italiana di Windisch contribuiscono a far maturare in lui l’idea che nessuno debba restare solo davanti alla violenza, e che la comunità, civile ed ecclesiale, abbia il dovere di farsi prossima.
Dalla ferita all’impegno nel sociale
Massimo Santucci è da sempre impegnato nel sociale ed è fondatore e presidente dell’associazione AEVV, che lavora a livello europeo per dare un aiuto concreto alle vittime di violenza.
La sua storia personale non viene mai proposta come un racconto autocelebrativo, ma come una testimonianza che può diventare sostegno e incoraggiamento per chi sta vivendo situazioni simili. In questo percorso, il dialogo con le istituzioni, e in modo particolare con la Chiesa, assume un ruolo fondamentale: significa chiedere che il tema della violenza non resti confinato nel privato, ma venga riconosciuto e affrontato anche a livello comunitario e pastorale.
"Il coraggio da cui tutto ha inizio" è, in questo senso, molto più di un titolo: è il filo rosso che unisce la scelta di una madre, il cammino di un figlio, il lavoro di un adulto che oggi dedica la sua vita a chi chiede aiuto, trovando nella fede e nel confronto con la Chiesa un ulteriore sostegno per andare avanti.
Un cammino che continua oggi
Questo sostegno non appartiene solo al passato. Anche oggi, nel cantone di Soletta, Massimo ha trovato una Chiesa viva e presente, che continua a stargli accanto concretamente. In particolare, il rapporto con il sacerdote che lo accompagna spiritualmente è diventato un punto fermo: nei momenti di stanchezza, quando la fatica del lavoro sociale e delle testimonianze sembra farsi sentire di più, trova in lui ascolto, incoraggiamento e la forza per non fermarsi.
La comunità cristiana del territorio, soprattutto in occasioni come il Natale, resta per Massimo un luogo di relazioni vere e di valori condivisi: celebrare insieme, ritrovarsi con i bambini, con gli anziani, vivere momenti di festa e di preghiera comune significa sentire che il suo impegno non è isolato, ma inserito in una Chiesa che continua a credere nella dignità delle persone e nella necessità di proteggere i più fragili.
Un’immagine che parla da sola
La fotografia in cui Massimo Santucci presenta il libro nelle mani del Papa racchiude tutto questo percorso: dal silenzio della sofferenza familiare alla visibilità pubblica di un impegno sociale riconosciuto, incontrando lo sguardo della Chiesa.
È l’immagine di una storia che non appartiene più solo a una singola persona, ma che si fa voce per tante vittime di violenza, ricordando a tutti che:
- il coraggio di rompere il silenzio è possibile
- chiedere aiuto non è mai un segno di debolezza
- la comunità, civile ed ecclesiale, ha il dovere di ascoltare e accompagnare
"Il coraggio da cui tutto ha inizio" è, in definitiva, un invito a credere che nessuna storia è condannata a restare prigioniera della violenza, e che ogni gesto di coraggio può aprire una strada diversa, per sé e per gli altri, anche grazie a una Chiesa che sceglie di farsi vicina a chi soffre lungo tutto il cammino, ieri come oggi.

